Di tanto in tanto, fra gli sviluppatori di Ubuntu, torna in auge la discussione sull'abbandonare o meno lo sviluppo di Ubuntu 32-bit x86.
La discussione è tornata in auge nella giornata di ieri a seguito della proposta dello sviluppatore Dimitri John Ledkov nella mailing list degli sviluppatori di Ubuntu.
La proposta di Dimitri è motivata non dal fatto che tale tecnologia è in disuso ma che sempre più sviluppatori software di terze parti hanno deciso di non sviluppare più le loro applicazioni per sistemi a 32-bit. Un esempio è Google che non sviluppa più per sistemi Linux a 32-bit ma anche software come ZFS e Docker.
Abbandonare lo sviluppo della versione i386 consentirebbe anche di ridurre i costi di sviluppo e il lavoro da compiere per realizzare la distro, impacchettare il tutto, testare e mantenere aggiornati i pacchetti.
Lo sviluppatore ha anche proposto un piano di massima:

  • Ubuntu 16.10, 17.04, 17.10: il supporto a i386 continuerà ma a regime ridotto. Il team di Ubuntu continuerà a realizzare il Kernel i386 e a fornire il porting di applicazioni i386 per eseguire applicazioni legacy su amd64 ma non verranno più rilasciate le ISO desktop e server. Le uniche ISO a 32-bit che verranno rilasciate saranno le netinstall e quelle cloud.
  • Ubuntu 18.04 LTS: non verrà più fornito il Kernel i386 e non verranno più fornite le ISO net e cloud a 32-bit. Continueranno comunque a fornire il porting di applicazioni i386 per eseguire applicazioni legacy su amd64.
  • Ubuntu 18.10 e successive: il supporto ai 32-bit cesserà completamente. Gli utenti potranno eseguire applicazioni i386 utilizzando snaps / containers / virtual machines.

Se questo piano verrà confermato significherebbe fissare per Aprile 2021 la fine del supporto ai 32-bit su Ubuntu ed Aprile 2023 per gli aggiornamenti di sicurezza sulle LTS.