La Cina migrerà completamente a Linux entro il 2020. Ad annunciarlo è stato lo stesso Governo Cinese che ha pubblicato il piano di migrazione che porterà la terra del Dragone Rosso a sostare tutti suoi sistemi informatici a Linux. La notizia, già nell'aria da tempo, arriva dopo le dure parole del Governo Cinese che aveva definito Windows 8 uno spyware al punto da vietarne, lo scorso maggio, l'installazione sui computer ad uso governativo.

La versione di Linux che verrà utilizzata sarà molto probabilmente Ubuntu Kylin, la derivata di Ubuntu realizzata in collaborazione con il CSPI ovvero il China Software and Integrated Chip Promotions Centre (che fa parte del Ministero Cinese dell'Industria e dell'Information Technology).

Il piano di migrazione è stato ribattezzato de-Microsofting dal professor Ni Guangnan (professore dell'Accademia Cinese di Ingegneri) che ha realizzato il piano di migrazione approvato dal Governo. Il piano prevede la migrazione a Linux di tutti i server governativi, mainframe e singole macchine.
L'ambizioso piano prevede un tasso di migrazione del 15% l'anno in modo da completarsi completamente entro il 2020.
Questa fa da eco a quanto annunciato dal Governo della Corea del Sud che ha recentemente annunciato la migrazione al software open source entro il 2020.

Un oriente in fermento che non vede l'ora di distaccarsi dai sistemi operativi chiusi occidentali e si rifugia nei sistemi operativi Linux.

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