Quella che state per leggere è un interista a cui tengo particolarmente. L’intervistato di oggi è un nostro connazionale che è riuscito a scalare i vertici di una delle più antiche distribuzioni GNU/Linux; sto parlando di Stefano Zacchiroli, il nuovo Debian Project Leader per l’anno 2010/2011. Dal 2001 Debian Developer ha sempre ricoperto ruoli attivi all’interno della comunità contribuendo a vari servizi base come il sistema di tracciamento dei pacchetti Debian (PTS) ricoprendo un ruolo di rilievo nel team "Quality Assurance". Zacchiroli cura inoltre la pacchettizzazione di numerosi programmi come OCaml, TurboGears2 ed è stato il maintainer di Vim per diversi anni. Insomma un vero e proprio leader che è riuscito ad arrivare ai vertici partendo dalla gavetta, impegnandosi giorno per giorno.
Be, non mi prolungo ulteriormente con l’introduzione e vi lascio all’intervista che spero sia di vostro gradimento. Prima però ne approfitto per ringraziare Stefano per il tempo che ha concesso ad un piccolo blogger come me che da pochi anni si è affacciato al mondo GNU/Linux.


1) Dall'Italia alla Francia. Cosa ti ha portato ad abbandonare l'italico paese?
Sfortunatamente, lo stesso motivo che porta molti (wannabe) ricercatori Italiani ad emigrare: la mancanza di prospettiva. Nel mio caso però devo dire che sono stato abbastanza fortunato: ho trovato all'estero forse il lavoro "perfetto" per me, nel quale riesco a conciliare attività di ricerca con la mia passione per il software libero in generale e per Debian in particolare.


2) Quali sono le principali differenze fra il mondo accademico italiano e quello francese? A tuo avviso cosa serve all'Italia per trattenere i giovani?


In realtà i due sistemi di ricerca sono simili sotto molti aspetti (la statalità, il mix di ricerca ed insegnamento, la burocrazia, i concorsi, etc.), siano essi positivo o negativi. L'attuale differenza più significativa sta banalmente in una maggiore disponibilità di posti per "giovani" ricercatori che la Francia può offrire rispetto all'Italia. Ciò è particolarmente vero per le materie scientifiche (tra le quali ovviamente figura l'informatica) e rende non sorprendente l'"invasione" di Italiani facilmente riconoscibile in molti laboratori di ricerca Francesi.


3) Nel tuo curriculum leggo che fai parte del progetto Macoosi: puoi spiegarci in parole povere in cosa consiste?

In poche parole: consiste nel migliorare l'upgrade di pacchetti nelle distribuzioni software libero come, guarda caso, Debian. Da un lato si tenta di migliorare gli algoritmi di selezione dei pacchetti, permettendo di specificare politiche sofisticate quali: "voglio minimizzare lo spazio disco utilizzato dai pacchetti, cambiare meno pacchetti possibili perché voglio un sistema stabile, ma allo stesso tempo non rinunciare ad alcun upgrade di sicurezza". Dall'altro lato (del quale però non mi occupo personalmente) cerchiamo di rendere "transazionale" gli upgrade, permettendo cioè il rollback di upgrade andati male per qualsivoglia motivo.


4) Dal 2001 sei entrato in Debian. Cosa ti ha portato fra le tante disto a scegliere proprio Debian?

Il caso direi. Cominciavo allora ad entrare in contatto con un gruppo di ricerca del mio Dipartimento all'Università di Bologna. Loro usavano Debian e sviluppavano nel linguaggio di programmazione OCaml e, all'epoca, il supporto per tale linguaggio in Debian era a dir poco rudimentale. Da lì il mio interesse a migliorare la situazione ed a diventare sviluppatore Debian per poterlo fare al meglio. Con orgoglio posso dire che è stato un successo: ad oggi Debian, con le sue distribuzioni derivate, è la distribuzione con più supporto per applicazioni e librerie Ocaml, non solo grazie a me ovviamente, ma grazie alla Debian OCaml Task Force che si è forma attorno al linguaggio".


5) A seguito delle recenti elezioni sei diventato DPL. Cosa ti ha spinto a "scendere in campo"?

Niente di più che l'adagio del "l'appetito vien mangiando". Vivere la comunità Debian è entusiasmante. Potendoselo permettere (e io mi ritengo molto fortunato in ciò), i partecipanti sono tentati ad aiutare sempre di più la comunità. Pensavo, come potenziale DPL, di potere aiutare la comunità degli sviluppatori Debian a lavorare al meglio; a questo aggiungiamo che molte persone me lo hanno chiesto esplicitamente ... e mi sono lanciato!


6) In cosa consisterà ora il tuo lavoro in qualità di DPL?

Le cariche del DPL sono bene descritte nella costituzione Debian. In brave si tratta di un ruolo di: comunicazione (interna ed esterna al progetto), guida delle discussioni tra sviluppatori, e gestione delle risorse (se, come e quando utilizzare i soldi che Debian riceve grazie alle donazioni che ci aiutano a sopravvivere).


7) Cosa credi di portare, da italiano, all'interno di Debian?

Non penso che la mia Italianità giochi alcun ruolo: in progetti mondiali come Debian le barriere nazionali cadono molto in fretta.


8) Secondo te chi usa Ubuntu è davvero un utonto come molti debiantisti pensano? :D

Assolutamente no e ritengo non sia vero che molti Debianisti lo pensano: mi sembra una versione un po' antica e stereotipale della setta dei "Debianisti incappucciati". Non è un goal di Debian quello di essere "difficile da usare". Come ho scritto di recente in un'altra intervista [1], tutti gli ingredienti per avere Debian pronto per i newbie ci sono, si tratta solo di smussare qualche angolo qua e là. Affinché ciò accada basta che qualche (nuovo?) sviluppatore interessato a lavorarci si unisca a noi per ottenere il risultato.
Le vere differenze tra Debian e Ubuntu sono più profonde: noi siano una comunità di volontari, nella quale le scelte sono guidate dalla aderenza ai nostri principi, dalla democrazia e dalla "do-ocracy". Ubuntu ha alle sue spalle un'azienda che ne può (giustamente) condizionare le scelte. Questi aspetti sono ciò che dovrebbe guidare le scelte (sia di utilizzo che di partecipazione allo sviluppo) tra una distribuzione e l'altra.

[1]http://www.itwire.com/opinion-and-analysis/open-sauce/38579-keeping-1000-devs-focused-new-debian-leader-speaks


9) Cosa pensi della Microsoft e delle sue politiche? E' davvero il male?

Per piacere, lasciamo perdere il "bene" ed il "male", l'"amore" e l'"odio". Microsoft è un'azienda commerciale basata sul modello di business del software proprietario. Questo è sufficiente a distinguerla dal mondo del software libero, nel quale ciò che conta sono le libertà degli utenti, tutto il resto è secondario. Microsoft è poi anche tristemente note per le sue politiche commerciali, di lobbying, di cartelli, etc., ma non ci riguarda più di tanto.


10) Dal punto di vista prettamente filosofico sei pro Stallman o pro Torvalds?

Sono due visioni diverse dello stesso fenomeno: una visione politica ed una visione tecnica. Io credo che il punto di partenza siano le libertà degli utenti; le licenze ed i tecnicismi necessari ad implementarle discendono naturalmente da esse.


11) Perché i giovani programmatori dovrebbero rivolgere i loro sforzi nel mondo open source? Si riesce davvero a vivere scrivendo software open?

I programmatori, a prescindere dalla loro età ed esperienza professionale, hanno tutto l'interesse a vivere in un mondo di software open source. L'interesse è facilmente spiegabile: in un tale mondo il mercato delle conoscenze è aperto, tutti possono studiare i programmi altrui, migliorando tecnicamente se stessi e gli altri. Tale modello è il modello originale della ricerca scientifica che ha guidato l'evoluzione della scienza fino ad ora. Secondo tale visione il modello del software proprietario è un errore storico, imposto da aziende che campavano su un modello di business che, a mio avviso, dovrebbe sparire.
I modelli di business sul software open source esistono e rendono, serve però un mercato IT che capisca e valorizzi il valore delle competenze in campo. Per fare un esempio: se un cliente non capisce il vantaggio di fare sviluppare una soluzione open source (che potrà poi fare personalizzare da sviluppatori altri che il fornitore iniziale) e se non è in grado di valutare la qualità del prodotto che gli consegnano, beh allora un commerciale di una soluzione software proprietario avrà buon gioco a chiuderlo in un lock-in di supporto presso un solo fornitore (che magari chiuderà lasciandolo in braghe di tela, come spesso accade). Questo non significa che le soluzioni open source siano *sempre* meglio di quelle software proprietario (il che ovviamente dipende da chi sviluppa il software in questione), ma significa che hanno vantaggi oggettivi che i clienti devono capire e mettere sul piatto della bilancia. Purtroppo devo dire che da questo punto di vista il mercato dell'IT Italiano è un po' indietro, soprattutto per quanto riguarda la consapevolezze dei clienti.


12) Un'ultima domanda prima di lasciarci... Quale sarà il tuo primo atto come DPL? 

Beh, mi pare ovvio: total world domination avendo Debian installata su tutti i computer del mondo *g*.

Se volte contattare Sfefano Zacchiroli o avere altre notizie su di lui, ecco dove potete trovarlo :)

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