Buone notizie per tutti i sostenitori del software open source. La legge italiana che sancisce il principio per cui la Pubblica Amministrazione deve preferibilmente acquisire software open source e deve rilasciare in open source tutto il software che sviluppa ha finalmente le sue linee guida attuative che entrano in vigore.
Le amministrazioni dovranno pubblicare su Developers Italia tutto il software di loro proprietà acquisito negli anni passati e che acquisiranno d’ora in avanti.

Cosa cambia?

Con l’effettiva entrata in vigore delle linee guida:

  • Le Pubbliche Amministrazioni dovranno svolgere una valutazione comparativa prima di acquisire software, privilegiando le soluzioni open source (incluse quelle messe a riuso da altre amministrazioni).
  • Lo sviluppo di nuovo software o l’acquisto di licenze di software proprietario dovrà essere motivato.
  • Tutto il software sviluppato per conto della Pubblica Amministrazione dovrà essere reso disponibile con una licenza open source in un repository pubblicamente accessibile e inserito nel catalogo di Developers Italia.

Oltre a questo, la competizione tra fornitori si potrò fare sulle capacità di far evolvere il software già esistente invece che sul lock-in, come avviene ora. Questo aprirà la strada a nuove software house che, potendo visualizzare il codice sorgente delle soluzioni già in uso, potranno competere alla pari con aziende più grandi che abitualmente sono fornitori della Pubblica Amministrazione.

Il team per la Trasformazione Digitale ha predisposto una serie di strumenti per facilitare l'applicazione della legge:

  • Gli allegati tecnici delle linee guida. Descrivono le semplici azioni che un fornitore di software deve effettuare per adempiere all'obbligo di rilascio in capo all'amministrazione che commissiona lo sviluppo. Per le Pubbliche Amministrazioni sarà sufficiente aggiungere questo allegato tra i documenti del capitolato di gara e il fornitore si occuperà di tutto il resto.
  • Il catalogo del software nel sito di Developers Italia conterrà schede descrittive dettagliate, screenshot e link diretti al codice sorgente, per una piena e immediata valutazione delle soluzioni disponibili.

Il catalogo del software è un vero e proprio motore di ricerco che attraverso il suo crawler cerca automaticamente tutto il software pubblico nei siti di code hosting (GitHub, GitLab, BitBucket ecc.). In ciascun repository di codice sarà sufficiente inserire un semplice file di metadati, chiamato publiccode.yml, contenente informazioni descrittive: funzionalità del software, requisiti, ente titolare, maintainer incaricato (e data di scadenza del contratto di manutenzione), ambiti di utilizzo, rispondenza a normative e altro.

Ciascuna amministrazione dovrà, una tantum, dichiarare il sito di code hosting scelto: da quel momento il crawler acquisirà tutto il software pubblicato e i relativi aggiornamenti. Il crawler potrà incrociare le informazioni acquisite e rilevare anche le varianti (fork) degli stessi applicativi.

La catalogazione del software pubblico consentirà anche di monitorare e comprendere meglio le necessità tecnologiche delle amministrazioni, aprendo la strada a nuove azioni di governance e ottimizzazione dell’approvvigionamento e dello sviluppo.

Il catalogo di Developers Italia potrà ospitare anche il software open source non commissionato dalla Pubblica Amministrazione, ma di potenziale interesse per la stessa.

Aziende, sviluppatori, maintainer che ritengono che il proprio software rientri in questa categoria possono inserire un file publiccode.yml nel proprio repository per entrare nel catalogo.

Via Medium - Inizia la rivoluzione open source: pubblicate le linee guida sull’acquisizione e il riuso del software nella Pubblica Amministrazione